JOBS ACT: INTRISO DELL' IDEOLOGIA DEL DISFARE
Lavoratori totalmente subordinati a interessi dell’impresa
“Dice Matteo assieme ai suoi ragazzi, e particolarmente a Marianna e Filippo, che il lavoro lo creano gli imprenditori e non i provvedimenti di legge. Questa premessa nel jobs act di Renzi non è l’unica perla che vi è contenuta, ma forse è la più significativa”, osserva Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo Nazionale USB. “Infatti non solo stravolge, capovolge e mistifica la realtà, ma soprattutto delinea una visione del mondo del lavoro, e quindi dei lavoratori, come totalmente ed unicamente subordinati agli interessi di impresa”.
Prosegue Leonardi: “Nel paese del capitalismo assistito, in cui i trasferimenti alle imprese hanno determinato la stragrande maggioranza del debito pubblico nazionale, l’asserzione che siano gli imprenditori e non le normative a creare lavoro è una banalizzazione che non inquadra la realtà italiana, anzi ne palesa la completa ignoranza”.
“L’affermazione apodittica ‘allora basta ideologia e mettiamoci sotto’, con cui si conclude la premessa alla nota di ‘matteomariannafilippo’, è gonfia di ideologia più di qualsiasi altra affermazione”, evidenzia il dirigente USB. “Non è ideologia immaginare un Paese senza tutele reali, di totale precarietà, in cui per anni ogni nuovo assunto è in balia del diritto divino del datore di lavoro di licenziarlo a vista, per poi magari assumerne un altro e ricominciare daccapo? In cui l’unica alternativa al soggiacere all’interesse di impresa sia qualche euro di sussidio e non il diritto ad un reddito nelle sue varie forme (salario, tariffe, casa, cultura, ecc.,)? In cui il principale obbiettivo sia ridurre l’IRAP, cioè le tasse alle imprese, nell’improbabile speranza che così crescano gli investimenti in lavoro invece della fuga sull’ottovolante della finanza?”.
Attacca Leonardi: “E non appartiene alla sfera dell’ideologia dire che i dirigenti pubblici non devono avere il contratto a tempo indeterminato perché così si mette uno stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali? Anche un cretino sa che proprio la natura pubblica del contratto e la sua stabilità sono gli elementi che sottraggono la dirigenza pubblica al ricatto della politica e dei mutamenti di quadro governativo”.
Incalza il sindacalista: “E quanta ideologia c’è nel non affrontare neanche di striscio la devastazione previdenziale prodotta dagli ultimi governi per favorire i fondi pensione? E non è ideologia proporre una legge sulla rappresentatività sindacale di fatto subordinata alla ‘presenza dei rappresentanti direttamente eletti dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende’? E’ il preludio alla condivisone dei destini del capitale, arrivando al paradosso che i rappresentanti dei lavoratori si troveranno a votare nei CdA i licenziamenti per garantire gli utili di impresa o accetteranno risparmi sulla tutela della salute e dei diritti pena il ricatto della riduzione di organici”.
“Loro la chiamano ‘l’idea di fare’ – avverte il responsabile USB - a noi sembra molto ‘l‘idea del disfare’. A partire dalla volontà di creare un ‘codice del lavoro’ che sotto la finzione, vecchia come il mondo, della semplificazione delle norme, in verità vuole chiudere con la storia dello Statuto dei Lavoratori per aprire ad una nuova stagione in cui il capitale possa disporre liberamente del lavoro e dei lavoratori. Per capirci: come e più di Marchionne. Prepariamoci ad una grande, continua e dura mobilitazione – conclude Leonardi - ce ne sarà bisogno”.
Roma, 9 gennaio 2013
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