WELFARE, HA VINTO L'ASTENSIONE; i metalmeccanici hanno votato contro!
COMUNICATO STAMPA
_ E' ora di dire BASTA con la falsa democrazia e gli accordi negativi.
_ Più che di brogli si tratta di un vero e proprio imbroglio ai danni
dei lavoratori.
Gli stessi firmatari dell’accordo del 23 luglio hanno spacciato per referendum una consultazione che referendum non è: senza quorum, senza alcuna regola di trasparenza, e senza nessuna possibilità di controllo democratico da parte dei lavoratori”. Come nel 1995 il risultato di questo imbroglio, per il quale tifa anche Confindustria, è già scritto e serve solo a legittimare Cgil Cisl Uil. I dati sia pur raffazzonati che emergono fanno vedere chiaramente che la quasi totalità dei 36 milioni di lavoratori e pensionati che avevano diritto al voto non hanno preso parte al referendum. E poco meno della metà dei lavoratori delle aziende, che hanno preso parte alla consultazione, si sono astenuti secondo gli stessi numeri diffusi nelle prime ore da Cgil, Cisl e Uil. Quindi i due veri dati che emergono anche ad Alessandria sono i pochi votanti reali, al massimo il 15% degli aventi diritto, e l'astensione. Ovviamente ora con una copertura mediatica senza precedenti si propaganderà una vittoria dei 'si'' che nei fatti non esiste''. La CUB ora rilancia la mobilitazione contro il protocollo sul Welfare, di cui chiede il ritiro della firma da parte dei sindacati confederali ''per mancanza di mandato da parte di lavoratori e pensionati'', e per una redistribuzione del reddito a favore dei ceti popolari. Per questo motivo unica risposta a questo pessimo accordo su precarietà, stato sociale e pensioni, verrà data dallo Sciopero Generale indetto da tutto il sindacalismo di base per il prossimo 9 novembre.
RIFLESSIONI:
1985 Nel "referendum" sul taglio alla scala mobile, che allora tutelava i salari dall’inflazione vinse il SI. Da allora per i salari è andata meglio? NO!
1993 Nel "referendum" sull’accordo per la concertazione che legava i salari all’inflazione programmata e alla produttività e che introduceva il lavoro flessibile vinse il SI. Da allora per i contratti e per i diritti è andata meglio? NO
1995 Nel "referendum" sulla riforma Dini delle pensioni, che portava a 57 anni l’età minima per andare in pensione e che introduceva il disastroso calcolo contributivo per le future pensioni dei giovani, nonostante il no dei metalmeccanici, vinse il SI. Da allora per le pensioni dei giovani e di chi lavora senza privilegi è andata meglio? NO!
2007 Un nuovo "referendum": questa volta si vota su un accordo, quello già sottoscritto da CGIL, CISL e UIL il 23 luglio scorso, che aumenta l’età in cui si potrà andare in pensione, taglia ancora le pensioni dei giovani, conferma le leggi sulla precarietà del lavoro e rende più flessibile il salario. Anche questa volta, ovviamente, vince il SI.
Cosa succede con i "referendum" proposti dai sindacati concertativi ormai lo sappiamo. SCIOPERO GENERALE DEL SINDACALISMO DI BASE 9 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE REGIONALE A TORINO per la redistribuzione del reddito, la difesa ed il rilancio del sistema previdenziale pubblico e dello stato sociale, l’aggancio delle pensioni alle dinamiche inflative e retributive, per salari europei, rinnovi contrattuali veri, lavoro stabile e tutelato e diritto al reddito, contro la guerra e per il taglio drastico delle spese militari.